MOSTACCIOLI DI SAN FRANCESCO D'ASSISI
"Un giorno Francesco fece chiamare i suoi compagni e disse: «Voi sapete come donna Jacopa dei Settesogli fu ed è molto fedele e affezionata a me e alla nostra fraternità. Io credo che, se la informerete del mio stato di salute, riterrà ciò come una grazia grande e consolazione. Fatele sapere, in particolare, che vi mandi, per confezionare una tonaca, del panno grezzo color cenere, del tipo di quello tessuto dai monaci cistercensi nei paesi d'oltremare. E insieme, invii un po' di quel dolce che era solita prepararmi quando soggiornavo a Roma».
Si tratta del dolce che i romani chiamano mostacciolo, ed è fatto con mandorle, zucchero o miele e altri ingredienti.
Jacopa era una donna spirituale, vedova, devota a Dio, una delle più nobili e ricche signore di Roma. Per i meriti e la predicazione di Francesco ella aveva avuto da Dio tanta grazia da sembrare quasi una seconda Maddalena, teneramente devota fino alle lacrime.
Scritta che fu la lettera secondo le indicazioni del padre santo, un frate stava cercando chi la potesse recapitare, quando d'improvviso si udì bussare alla porta. Il frate che corse ad aprire si trovò davanti donna Jacopa venuta da Roma in gran fretta per visitare Francesco. Senza por tempo in mezzo, il frate fu tutto felice al capezzale di Francesco, annunziandogli come la signora era arrivata in compagnia del figlio e di numerose altre persone. E domandò: « Padre, che facciamo? Dobbiamo lasciarla entrare e accostarsi a te?».
In effetti, per volontà di Francesco, era stato stabilito, e ciò fin dai primi tempi, che in quel convento nessuna donna potesse entrare in clausura, per salvaguardare l'onorabilità e il raccoglimento della casa religiosa.
Rispose Francesco: « Il divieto non è applicabile a questa signora, che una tale fede e devozione ha fatto accorrere da così lontano ». Jacopa entrò dunque da Francesco e al vederlo si mise a piangere. Suscitò stupore che l'ospite avesse recato con sé il drappo funebre color cenere per confezionare la tonaca, e tutte le altre cose che le erano state chieste nella lettera. La straordinaria coincidenza lasciò attoniti i frati, che vi scorsero un segno della santità di Francesco.
Donna Jacopa si rivolse loro e spiegò: « Fratelli, mentre stavo pregando, mi fu detto in spirito: --Va' e visita il tuo padre Francesco. Affrettati, non indugiare, poiché se tu tardi non lo troverai vivo. Gli porterai quel tale panno per la tonaca, e il necessario per preparargli un dolce. Prendi con te anche gran quantità di cera per fare dei lumi e altresì dell'incenso --».
Veramente, Francesco non aveva parlato di incenso nella sua lettera; ma il Signore ispirò alla nobildonna che ne portasse, come a ricompensa e consolazione della sua anima e affinché meglio conosciamo la grande santità di lui, ii povero che il Padre celeste volle circondare di tanto onore nei giorni della sua morte. Colui che ispirò ai re Magi di avviarsi con donativi a rendere onore al diletto Bambino, figlio suo, nei giorni della sua nascita nella povertà, volle ispirare a quella gentildonna, che abitava lontano, di recarsi con doni a venerare il glorioso corpo santo del suo servo Francesco, il quale con tanto amore e slancio amò e imitò, in vita e in morte, la povertà del suo Figlio diletto.
Donna Jacopa preparò poi il dolce che piaceva a Francesco. Ma egli lo assaggiò appena, poiché per la gravissima malattia le sue forze venivano meno inesorabilmente, e si appressava alla morte. Fece fare anche numerose candele perché ardessero dopo il trapasso intorno alla salma venerata. Con il panno che aveva recato, i frati confezionarono la tonaca con cui il Santo venne sepolto. Francesco ordinò loro che vi cucissero sopra delle pezze di sacco, in segno ed esempio di umiltà e povertà. E come piacque a Dio, proprio nella settimana che donna Jacopa era arrivata, Francesco migrò al Signore."
Si tratta del dolce che i romani chiamano mostacciolo, ed è fatto con mandorle, zucchero o miele e altri ingredienti.
Jacopa era una donna spirituale, vedova, devota a Dio, una delle più nobili e ricche signore di Roma. Per i meriti e la predicazione di Francesco ella aveva avuto da Dio tanta grazia da sembrare quasi una seconda Maddalena, teneramente devota fino alle lacrime.
Scritta che fu la lettera secondo le indicazioni del padre santo, un frate stava cercando chi la potesse recapitare, quando d'improvviso si udì bussare alla porta. Il frate che corse ad aprire si trovò davanti donna Jacopa venuta da Roma in gran fretta per visitare Francesco. Senza por tempo in mezzo, il frate fu tutto felice al capezzale di Francesco, annunziandogli come la signora era arrivata in compagnia del figlio e di numerose altre persone. E domandò: « Padre, che facciamo? Dobbiamo lasciarla entrare e accostarsi a te?».
In effetti, per volontà di Francesco, era stato stabilito, e ciò fin dai primi tempi, che in quel convento nessuna donna potesse entrare in clausura, per salvaguardare l'onorabilità e il raccoglimento della casa religiosa.
Rispose Francesco: « Il divieto non è applicabile a questa signora, che una tale fede e devozione ha fatto accorrere da così lontano ». Jacopa entrò dunque da Francesco e al vederlo si mise a piangere. Suscitò stupore che l'ospite avesse recato con sé il drappo funebre color cenere per confezionare la tonaca, e tutte le altre cose che le erano state chieste nella lettera. La straordinaria coincidenza lasciò attoniti i frati, che vi scorsero un segno della santità di Francesco.
Donna Jacopa si rivolse loro e spiegò: « Fratelli, mentre stavo pregando, mi fu detto in spirito: --Va' e visita il tuo padre Francesco. Affrettati, non indugiare, poiché se tu tardi non lo troverai vivo. Gli porterai quel tale panno per la tonaca, e il necessario per preparargli un dolce. Prendi con te anche gran quantità di cera per fare dei lumi e altresì dell'incenso --».
Veramente, Francesco non aveva parlato di incenso nella sua lettera; ma il Signore ispirò alla nobildonna che ne portasse, come a ricompensa e consolazione della sua anima e affinché meglio conosciamo la grande santità di lui, ii povero che il Padre celeste volle circondare di tanto onore nei giorni della sua morte. Colui che ispirò ai re Magi di avviarsi con donativi a rendere onore al diletto Bambino, figlio suo, nei giorni della sua nascita nella povertà, volle ispirare a quella gentildonna, che abitava lontano, di recarsi con doni a venerare il glorioso corpo santo del suo servo Francesco, il quale con tanto amore e slancio amò e imitò, in vita e in morte, la povertà del suo Figlio diletto.
Donna Jacopa preparò poi il dolce che piaceva a Francesco. Ma egli lo assaggiò appena, poiché per la gravissima malattia le sue forze venivano meno inesorabilmente, e si appressava alla morte. Fece fare anche numerose candele perché ardessero dopo il trapasso intorno alla salma venerata. Con il panno che aveva recato, i frati confezionarono la tonaca con cui il Santo venne sepolto. Francesco ordinò loro che vi cucissero sopra delle pezze di sacco, in segno ed esempio di umiltà e povertà. E come piacque a Dio, proprio nella settimana che donna Jacopa era arrivata, Francesco migrò al Signore."
Per cui il 3 ottobre di ogni anno, in occasione del rito liturgico del Transito di San Francesco (memoriale del passaggio di Francesco d'Assisi dalla vita terrena alla vita piena in Cristo), nelle parrocchie francescane, a fine celebrazione, vengono distribuiti ai fedeli i mostaccioli tanto graditi al Santo, con allegato un foglietto che riporta l'episodio di cui vi ho narrato tratto dalla Leggenda Perugina.
Ingredienti:
350 gr di farina 00
150 gr di farina di mandorle
150 gr di zucchero*
150 gr di miele*
1 cucchiaino di cannella
2 cucchiaini di cacao amaro
150 ml di acqua tiepida
6 gr di ammoniaca
1 arancia o limone grattugiato
1 pizzico di sale
*la ricetta riporta 200 gr di zucchero e 200 gr di miele
Preparazione:
350 gr di farina 00
150 gr di farina di mandorle
150 gr di zucchero*
150 gr di miele*
1 cucchiaino di cannella
2 cucchiaini di cacao amaro
150 ml di acqua tiepida
6 gr di ammoniaca
1 arancia o limone grattugiato
1 pizzico di sale
*la ricetta riporta 200 gr di zucchero e 200 gr di miele
Preparazione:
Amalgamate tutti gli ingredienti, senza lavorare troppo l'impasto, e ricavatene un composto consistente, ma non troppo duro. Lasciatelo riposare per 15 minuti. Stendete l'impasto e ricavatane dei rombi di 7 cm. Cuocete a 150°C, o secondo le indicazioni del vostro forno, per circa 10 minuti o fino a quando saranno dorati. Se riposti in una scatola di latta si conserveranno più a lungo.
15 commenti
che buoni questi biscotti...e poi quando sono legati alla tradizione hanno un sapore più delizioso!!!!
RispondiEliminaA me la scatola di latta non servirebbe affatto: me li divorerei subito, sono davvero ottimi! bacioni e buona settimana!
RispondiEliminaQuesti biscotti devono essere fenomenali con mandorle e miele. Credo che la scatola di latta potrebbe essere superflua perchè non avrebbero vita lunga ^__^ Grazie di aver riportato anche la leggenda legata a questi dolci della tradizione, mi paice scoprire queste curiosità. Un bacio, buona settimana
RispondiEliminaEstas galletitas las quiero para mí, que ricas. Gracias por la receta
RispondiEliminaSaludos
grazie per queste notizie che non conoscevo e grazie per la ricetta ciao Ely
RispondiEliminaGrazie per questa bellissima ricetta ciao
RispondiEliminaChe buoni, mi hai incuriosito molto, cercherò di provarli al più presto. Nella mia zona si fanno, ma ricoperti di cioccolato, così, invece, non li avevo mai provati: mi rifarò =) Buona giornata
RispondiEliminaquesti biscotti sono stupendi.. non li conoscevo ma mi sa che da adesso diventeranno i miei migliori amici...
RispondiEliminanoo non ci posso credere i mostaccioli io li adoro pensa che da noi si uano per natale e ogni volta ne faccio una gran scorta che mi piacciano da morire...ho sempre desiderato la ricetta ma non ho mai trovato...adesso però grazie a te li posso fare mi hai resa davvero felice..mi hai fatto ricordare tante cose con questi mostaccioli il natale che trascorrevo in famiglia..sono felice..
RispondiEliminaun abbraccio fortissimo da lia..
p.s. mi prendo la ricetta per fali spero che non ti dispiaccia..
anche qui a natale i mostaccioli sono uno dei dolci prefeiti e sai nn li ho mai fatti magari provo i tuoi e poi li ricopro di cioccolato:D!!!bacioni imma
RispondiEliminadevono essere buonissimi! e poi adoro tutti i dolci che contengono la cannella! Ti aspetto sul mio blog per sfogliare il pdf della raccolta "il pane non si but
RispondiEliminabuona giornata!
Vale
wonderful history and such a tasty tribute to honor St Francis
RispondiEliminasweetlife
Che bontà questi mostaccioli, golossissimi con la cannella, complimenti!
RispondiEliminaHi, nice italian food blog & good post. overall You have beautifully maintained it, you must submit your site for free in this website which really helps to increase your traffic. hope u have a wonderful day & awaiting for more new post. Keep Blogging!
RispondiEliminaNon sapevo la storia di questi mostaccioli. Grazie per averla riportata insieme alla ricetta.
RispondiEliminaTi do il mio benvenuto con queste parole: ogni persona, piccola o grande, che passa nella nostra vita è unica. Lascia sempre un pò di sé e prende un pò di noi. Grazie per aver incrociato il mio cammino!
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